Dal 1974 a oggi Paolo Conte ha pubblicato ben sedici album, e questo senza contare le varie raccolte antologiche. Sono proposte, qui di seguito, alcune raccomandazioni per muoversi all'interno della sua produzione discografica. Per un più dettagliato elenco ci si può riferire alla discografia nelle pagine successive.



Come molti di voi avranno già scoperto, la miglior cosa conseguente l'acquisto di un disco di Paolo Conte è che—a differenza della maggioranza dei dischi prodotti oggi—non ci si stanca facilmente di ascoltarlo. Può capitare a volte che alcuni motivi o peculiarità si presentino difficili da avvicinare ai primi ascolti ma, a misura della perseveranza, si è costantemente sorpresi da ciò che emerge: vi è sempre qualche nuovo e inatteso aspetto, qualche sottigliezza non notata in precedenza.

In linea di massima—ed evitando distinzioni troppo rigorose—sono individuabili tre fasi nella produzione dell'artista. Quali opere aggiungerete per prime alla vostra collezione, dipende moltissimo da quali elementi, tra quelli che caratterizzano ciascuna fase evolutiva dello stile dell'Avvocato, vi sono più congeniali: I primi due dischi (vedere la discografia) sono il "primo" Conte e sono, per certi aspetti, meno sofisticati - in tutte le accezioni del termine - per quanto concerne arrangiamenti e orchestrazione ma, melodicamente, non sono seconde a null'altro e contengono alcune delle sue più note e amate canzoni benché in esecuzioni ancora grezze che, più avanti, conosceranno notevoli affinamenti.

Collocherei il Conte "classico" nel periodo che si estende da Gelato al limon (1979) ad Aguaplano (1987), benché alcune caratteristiche abbiano preso consistenza e maggior spazio nella fase più tarda di questo periodo. Questi dischi, inclusi gli album dal vivo Concerti (1985) e Live (1988), rappresentano l'evoluzione e la compiuta maturazione del "sound" di Paolo Conte con tutte le sue eclettiche e particolari qualità, benché mantenute all'interno di un quadro di assoluto equilibrio melodico, poetico e stilistico. L'intento non dichiarato sembra essere quello di comporre brani che—perdonateci l'espressione trita—resistano alla prova del tempo, indipendentemente dal mezzo chiamato ad esprimerli.

Il periodo che può essere considerato del Conte "recente" comincia con Parole d'Amore Scritte a Macchina (1990) e include 900 (1993), Una Faccia in Prestito (1995) e Razmataz (2000) nonché due splendide registrazioni dal vivo: Tournée (1993) e Tournée 2 (1998). Per molti versi, questa fase è una naturale continuazione della precedente ma vi sono alcuni sensibili cambiamenti; principalmente caratterizzati da uno spostamento dell'attenzione in direzione dell'arte dell'arrangiamento. L'inclinazione dell'artista verso l'orchestrazione trova qui un autentico compimento giacché le risorse che riesce a chiamare a raccolta producono risultati entusiasmanti, con, forse, un equilibrio melodico meno convenzionale e una minore attenzione ai dettagli dei testi, ma certo più apertamente jazzistico, con uso più elegante delle dissonanze e una più abile e brillante armonizzazione.

Vi sono, a nostro avviso, due dischi che dovreste assolutamente ascoltare, prima di prenderne in considerazione altri, e questi sono Aguaplano, disco del 1987, perfettamente rappresentativo del passaggio tra il Conte "classico" e quello più recente, e Concerti del 1985. Quest'ultimo è un doppio album le cui registrazioni dal vivo riassumono i progressi dell'Avvocato fino ad allora. In seguito, coloro che desiderano orientarsi verso il "primo" Conte acquisteranno, probabilmente, Paris Milonga (1981) o Appunti di Viaggio (1982), a procedere poi verso i precedenti. Chi vuole interessarsi al periodo più recente, dovrebbe procurarsi 900 (1993) e senz'altro Tournée 1 o 2 (1993 e 1998).

 


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