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Nel 1991, dopo l'assegnazione al cantautore di un premio letterario dedicato ad Eugenio Montale per la sezione "Versi per Musica", sulla stampa e altrove apparvero, anche per effetto di riflesso, diversi raffronti sia con Montale stesso che con altri poeti. Questo era, in fin dei conti, inevitabile, perché in molti avevano da tempo visto nelle canzoni di Conte un valore poetico non adeguatamente riconosciuto e un impianto espressivo di origini e qualità poetiche. L'artista tuttavia la vede in modo un po' diverso: "...Si tratta di arti molto diverse. La poesia
non deve porsi il problema dell' interpretazione. Per noi [cantautori]
il rapporto di peso, di spazio, e di vuoto nella convivenza tra musica
e parole è un rapporto molto delicato, va curato con calma: perchè
i colori e le capacità evocative di una frase musicale e di una
frase testuale potrebbero neutralizzarsi se fossero troppo espressivi.
Nella valutazione finale, comunque, bisogna tener conto di un senso poetico
generale. Anche nella musica deve esserci poesia, così come nel
testo, nelle cadenze, nella composizione, nell'orchestrazione, nell'intensità
dell'interpretazione. E l'insieme armonico di queste componenti che deve
essere poetico..."(1)
Dunque, nel preparare i propri testi, il compositore
ha in mente non soltanto uno specifico spartito e una particolare interpretazione,
ma é acutamente consapevole della necessità di essere comunicativo senza
mettere in ombra l'amata musica o agire in qualsiasi modo a suo detrimento. |
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