Paolo Conte è nato, cresciuto, ed è tuttora illustre cittadino di Asti in Piemonte.

Asti sta in quella parte della regione dove ci si comincia ad accorgere sempre più della presenza delle Alpi e i forestieri curiosi potranno leggere nelle loro guide degli antichi legami con la vicina Francia; ma in verità, come in qualche suono del dialetto, di questi rimane solo l'eco. La città è certo più vicina al modo di vita attuale della Pianura Padana, sommersa della struttura statale moderna ma allo stesso tempo tipicamente campanilista e fieramente cosciente delle propria identità e tradizioni. Molti Astigiani sono ancora legati alla terra delle colline circostanti e all'ideale rurale, almeno tramite il buon Barbera se non per via di una storia familiare in qualche modo ambientata in campagna.

E' questo anche il caso di Paolo Conte, nato nel 1937 da una famiglia che per generazioni aveva esercitato la professione legale in centro. Benché cresciuto in città, Paolo passò lunghi periodi, specie durante la guerra, nella fattoria del nonno, ricevendo qui un'educazione che egli stesso avrebbe poi ricordato essere particolarmente favorevole alla comprensione e al rispetto non soltanto di persone di ogni origine, ma anche dei costumi e tradizioni del luogo. Il suo ambiente familiare era caratterizzato dall'interesse per diversi generi musicali, con i genitori appassionati sia alla musica impegnata che alla moderna canzone popolare, fosse italiana, francese o americana. Ad un'età abbastanza precoce, Paolo ed il fratello minore, Giorgio, furono messi a prendere lezioni di pianoforte, ma apparentemente nessuno dei due si applicava con particolare zelo e questo primo e più tradizionale approccio alla musica, lentamente, si spense.

Quello che il ragazzo certamente assorbì fu l'intero mondo di cinema e novità americane che arrivarono in abbondanza dopo la guerra. Ovviamente questo significò molto jazz, inizialmente attraverso le bande militari americane e poi attraverso i dischi o i musicisti che arrivavano in tour.
Sembra che fosse stato uno zio a introdurlo all'ambiente ma, più tardi, il suo amore per ogni forma di jazz diventò una vera passione—a tal punto che finì per diventare un esperto del genere e, fatto quanto mai curioso, ancor ventenne fu chiamato a rappresentare l'Italia in un quiz internazionale ad Oslo, ottenendo un onorevole terzo posto.


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